Le origini

L’origine delle arti marziali si può far risalire alla civiltà Indu, nata dalla fusione degli Arii (un popolo di guerrieri originari della regione del Caucaso) con la pacifica civiltà della valle dell’ Indo. La nuova civiltà si presentava divisa in 4 caste:
↳ I sacerdoti o Brahmani
↳ I guerrieri o Kshatrya
↳ Gli agricoltori, artigiani e commercianti o Vaicya
↳ I servi e gli operai (Cudra)

La casta dei guerrieri, rigidamente chiusa, sviluppò una sofisticata forma di combattimento, la vitaramuki, il cui significato letterale è “uomo il cui pugno è chiuso a diamante”, l’antenato della boxe moderna.

 

Bodhidarma

La diffusione delle arti marziali dalla vale dell’Indo alla Cina deve essere attribuita al monaco buddista Bodhidarma, il quale fondò la scuola zen nel tempio detto Shaolin attorno al 380 d.c: “la crescita spirituale, nonché l’acquisizione dell’illuminazione in questa vita, non possono prescindere dalla cura del proprio corpo.”
Sulla scia di questo concetto Bodhidarma sviluppò un sistema di difesa chiamato dei 18 movimenti di Lo-Han i quali consistevano in esercizi di difesa ispirati ai movimenti di 5 animali:
↳ Drago
↳ Tigre
↳ Leopardo
↳ Gru
↳ Serpente

 

I Samurai

Intorno al 500 d.c si ebbe un primo contatto tra la cultura giapponese e quella cinese.
Le arti marziali, attraverso un processo evolutivo millenario, si caratterizzarono, grazie alla casta militare dei samurai medioevali, come arte della spada. Questa trasformazione ci porta attorno al 1000 d.c, epoca d’oro dei samurai. In questo periodo vengono gettate le basi del Bushido o “via del guerriero”, a opera di Minamoto no Yoritomo.
Yoritomo cercò di istituire un codice cavalleresco che esaltasse la fedeltà ed il rigore morale dei samurai: “Frugalità, obbedienza e lealtà sono le virtù dei bushi (guerrieri).”

 

I Dojo

La fioritura delle scuole di arti marziali si ebbe a partire dal XVII secolo, allorchè ebbe termine l’epoca delle guerre in Giappone. La scuola di arti marziali prende il nome di Dojo e deriva dal sanscrito “bodhimandala” il cui significato letterale è “luogo in cui l’uomo raggiunge l’illuminazione”.
Si ebbero diverse scuole, ognuna con caratteristiche differenti dalle altre. In queste scuole, dette Ryu, l’insegnamento era suddiviso in tecniche comuni, omote, ed in tecniche segrete e specifiche di ciascun Ryu, le okuden.
Figura centrale del dojo era il sensei o caposcuola: oltre all’insegnamento il sensei aveva il compito di inventare nuove tecniche e strategie. Da qui ai giorni nostri il passo è breve…

 

Una tassonomia delle arti marziali

Una prima classificazione o tassonomia delle arti marziali, ci consente di individuare due macrogruppi:
↳ Stili marziali interni
↳ Stili marziali esterni

Negli stili marziali interni, l’insegnamento spirituale è preponderante rispetto a quello tecnico. Essi si basano sullo sviluppo del ki, centro energetico situato qualche centimetro al di sotto dell’ombelico, dove si pensa si concentri l’energia del corpo. Tra le arti marziali interne troviamo: Tai Chi, Pakwa, Hsing I. Le arti marziali esterne si basano sullo sviluppo della potenza e tendono a sviluppare più la forza fisica; di questo gruppo fanno parte ad esempio: Wu-shu Kung fu.

Un’altra classificazione permette di suddividere le arti marziali in Arti marziali armate e Arti marziali disarmate. Tra le arti marziali disarmate si possono considerare: Judo, Jujitsu, Karate. A loro volta il combattimento disarmato può essere suddiviso in 2 grandi categorie: Arti della percussione e Arti della lotta a terra.
Le arti della percussione si sono sviluppate o subiscono una forte influenza soprattutto da parte cinese, come non ricordare ad esempio il Wu-shu. Le arti della lotta a terra hanno una derivazione prettamente giapponese, ad esempio il Jujitsu.
Tra le arti marziali armate troviamo invece: Wu-shu Kung fu, Kobudo, Aikido.

 

Le armi del Budo

Come conclusione di questo breve viaggio nel mondo delle arti marziali, approfondiamo un aspetto spesso trascurato: le armi.
Distinguiamo 3 tipologie di armi:
↳ Armi tradizionali dei samurai
↳ Armi del kobudo di Okinawa
↳ Armi del Wu-shu

Procediamo con ordine, le armi tradizionali dei samurai comprendevano:
Katana – la sciabola di cui abbiamo alcuni esempi riportati nella figura accanto
Naginata – tipo di alabarda con lama corta
Kyu – l’arco
Yari – la lancia
Bo – bastone lungo
Jo – bastone corto
Si noti che il bastone è un’arma tradizionalmente popolare, utilizzata dai quei ceti sociali a cui era vietato o che rifiutavano l’uso delle armi (contadini, monaci). Queste armi venivano però utilizzate dai guerrieri per tecniche di immobilizzazione.

Il kobudo rappresenta l’insieme delle discipline basate sull’uso degli attrezzi del mondo contadino. Vediamone alcuni esempi:
Bo – il bastone lungo: attrezzo con cui i contadini trasportavano i secchi d’acqua
Nunchaku – il battigrano: formato da 2 corti bastoni uniti da una corda
Tonfa – utilizzato per piantare le patate e costituito da 2 bastoni di 30 cm, con un piolo all’estremità come impugnatura
Kama – piccoli falcetti utilizzati in coppia
Kai – un remo
Kai – uno spiedo

Infine, le armi del Wu-shu cinese sono ad esempio:
Chien – spada dritta a due tagli
Dao – sciabola molto simile al machete
Chiang – la lancia
Kwan dao – alabarda
Kwun – bastone

 


Testo a cura di Riccardo Prada

Bibliografia: “Arti marziali – Come orientarsi nella scelta” di M. Tassinari, Ed. Demetra